venerdì 30 gennaio 2015

Jonas

L'acqua bollente è solo una percezione incorporea. Ci sei tu che riempi ogni spazio. Scavi nella pelle e filtri i miei pensieri, sei un dannato fottuto bastardo.


Ti dona il rosso. 

I muscoli   ammaccati e dolenti supplicano pietà. Anelano al massaggio fitto e secco del soffione della doccia. Ci sono rumori di sottofondo che mi impediscono di sentire cosa mi stia dicendo. Si è affacciato alla porta del bagno e mi parla da dietro le gocce di condensa del vetro trasparente. Un gran bel pezzo di merda.


Dicevo...che ti dona il rosso . 


Annuisco scioccamente, ancora stralunata dopo una lunga notte passata a ripassare con diligenza le sue preferenze erotiche. Lo scroscio mi martella i timpani e inganna i sensi. Mi sembra di avere freddo anche sotto il getto caldo, soprattutto dopo la sua ultima occhiata. Il rosso ti dona.. entra in bagno senza chiudere la porta dietro di sè. Posso solo vedere che è vestito di bianco, camicia e pantaloni di un bagliore innaturale. Il palmo della mano passa sul vetro per spazzare via la condensa, così lo vedo meglio. Mentre si leva la camicia. 

Esci..

Il tono di Jonas diventa improvvisamente arrogante, un' urgenza nella voce che mi infastidisce. Scuoto la testa senza degnarmi di rispondere. Sto bene dove sto. I capelli appiccicati alle guance, la pelle bagnata. Al sicuro dietro la mia prigione di vetro. Non  posso impedirgli di aprire la doccia, il senso di irrealtà scompare quando riesco a vederlo a colori, senza filtri. Ha il corpo di un lottatore imbolsito,  appesantito dai vizi e dalla pigrizia. Eppure so bene che possiede muscoli potenti sotto la superficie di quel corpo da sollevatore di pesi. La pelle è segnata da cicatrici poco evidenti che segnalano un passato turbolento. Quelle cicatrici le conosco tutte. Si sfila i pantaloni lasciandoli cadere a terra, scalciandoli via come se gli stessero bruciando la carne. Tento di chiudere la doccia ma il suo corpo me lo impedisce, Sta biascicando qualcosa passandosi la mano sul torace. Non mi guarda in faccia, so che sta raccogliendo le forze per inchiodarmi alla parete con i suoi occhi neri come pece. Gli basta un 'occhiata per farmi desistere. 

Se non esci entro io 

E tu tenti di spiegare che no: è tardi, devi andare al lavoro. Ti licenzieranno. Ma è la paura che mi fa tremare non la rabbia, c'è qualcosa di diverso nel modo in cui mi guarda, sta pesando le mie qualità. Ha una bilancia di precisione al posto degli occhi. Mi sfiora appena allungando una mano per tastare la consistenza della mia carne. Non è più l'uomo che ho amato stanotte. 

Scansati


Prende possesso dello stretto abitacolo schiacciandomi in un angolo. Solo sentire la sua presenza mi da fastidio. Mi avvolge in un abbraccio non voluto cercando le mie labbra, non per baciarle ma per morderle senza pietà. non mi permette nemmeno di far valere le mie ragioni. 


Esci e vai ad indossarlo 

  
Lo so, me lo sento, non vuole che lo indossi per lui, a Jonas basta la mia pelle, mi vede indossare abiti stupendi ogni giorno mentre calco le passerelle dei suoi clienti migliori. Stringe i denti azzannandomi con l'intenzione di farmi male, come se volesse rimarcare il possesso su di me prima di vendermi a qualcun altro. 
Mi spalma addosso il suo odore, mi stringe sollevandomi, i piedi non toccano più il piatto della doccia, mi solleva le gambe stringendosele attorno alla vita. Con calma calcolata mi regge mentre  usciamo avvinghiati dalla doccia. Mi regge come se fossi un fuscello senza peso. Arrivati in camera mi getta sul letto. 


Mettilo


Non posso dirgli di no, non perchè io sia debole, ma perchè leggo la violenza nei suoi occhi. Una violenza distruttiva che non riconosce amore ne pietà. 


domenica 18 gennaio 2015

Risvegli

E hai voglia di licenziarla la coscienza, se ne sta ancora lì tra i piedi sfatta ma sveglia, senza un posto dove andare anche se la porta della stanza è aperta e potrebbe facilmente scivolare fuori e dileguarsi tra i corridoi.
Perchè la bellezza è così straziante? Ho visitato  pianeti devastati dalla povertà, dalla guerra, eppure la perfezione di alcuni momenti non la smette di squarciarmi dentro.Sono affetta da ipersensibilità estetica, forse un effetto collaterale dei miei molteplici tentativi di rovinarmi la vita deturpandola in ogni modo possibile.
Sotto queste costellazioni incerte si stanno aprendo diverse opportunità, strade antitetiche che aspettano solo il peso della suola delle mie scarpe a spianare polvere e indugi.
C'è nell'aria un profumo torbido e denso eppure terso come il battito d'ali di un falco. Una nitidezza che frantuma gli incubi riducendoli in una manciata di piccoli problemi: tutti risolvibili, tutti irrisori, tutti maledettamente mortali.
Lo specchio mi rimanda un immagine di me satura di grottesco splendore.
Dentro ci sono riflesse tutte le possibilità: Quello che ero, quello che potevo fare, l'intera gamma di possibilità ricucite in un collage senza senso.

Ed è proprio in questo momento che mi chiedo chi sono. Ho imbrattato abbastanza fogli nella vita da riconoscere un punto naturale a cui fermarmi quando lo vedo.  E questo è il momento, il punto.

Sento le giunture emettere un breve suono di tensione, la nuca pizzica e la vita non la smette di farmi le corte.
Ci sono nomi, nomi che non si possono dimenticare. Ma è come se la decisione di eliminarli dalla memoria avesse consumato tutta l'energia necessaria per compiere quell'azione.
Domani mi sveglierò e non li ricorderò.

lunedì 5 gennaio 2015

I'm the Prince Charming

Il piccolo schermo azzurrognolo del C-Pad è tutto ciò che posso vedere. Il buio profondo della camera da letto non consente di intuire nulla, nemmeno i cuscini arabescati ammucchiati ai piedi del futon. Un 'pling' di conferma si attiva ogni volta che seleziono un messaggio e lo invio alla Cloud di archiviazione virtuale. Meglio tenere il Cortex pulito. Non garantisce una totale sicurezza ma è comunque una procedura che adopero sistematicamente ogni due o tre giorni. Su alcuni messaggi torno più e più volte, li rileggo cercando di interpretarli. La luce intensa e artificiale del dispositivo mi fa bruciare gli occhi, li stropiccio con le nocche della sinistra spazzando via  nel contempo qualcosa di umido che potrebbe forse essere una lacrima. Sfrego i polpastrelli tra loro cercando di far scomparire quel segno di debolezza che riesce a smascherarmi  anche nell'oscurità della mia stanza. 
Non c'è amarezza ma una quieta rassegnazione alla sofferenza, un dolore sordo del tutto accettabile. La sensazione è comunque forte e mi impedisce di far altro se non respirare in modo modulato cercando ossigeno ad ogni boccata. 

Il chiasso delle cose ordinarie del mondo è chiuso fuori dalla porta, sono immersa nel mio silenzio personale e lo spazio attorno a me si fa solido. Il buio diventa un entità che assume volti ed espressioni diverse. 

Sto archiviando con gelida professionalità la vita delle persone che hanno avuto a che fare con me in questo ultimo periodo. 

Percepisco un grido di rabbia nell'ultimo messaggio che mi ha inviato Lee. Le sue sicurezze infrante di fronte alla realtà che non può controllare. Mai parole così educate e gentili mi avevano fatto male come quelle che ha usato per salutarmi. Eppure non mi è mai stata vicina come in quell'attimo in cui ho compreso cosa si nascondeva dietro quella corazza. 'PLING'


I messaggi di Sebastian mi hanno spesso lasciata senza parole, eppure ne ho sempre tante da spendere gratuitamente, ho alzato gli scudi tendendogli la mano solo lo stretto necessario. Forse ho preso da lui più di quello che gli ho dato. A me pare che se la stia cavando bene ma è facile dirlo senza aver provato sulla propria pelle quello che la vita gli ha sbattuto in faccia senza pietà. E' troppo buono. La cosa non lo aiuterà.  'PLING'


Messaggi di clienti, richieste varie che non sto nemmeno a salvare, ho la fortuna di poter scegliere di che morte morire. Di solito preferisco la più dolce e tagliente. La mano va in esplorazione in modalità  Braille sulle coperte, alla ricerca di una zona fresca. Fa troppo caldo qui dentro anche se fuori i tetti sono ricoperti di ghiaccio. E' un caldo asciutto e letale, molto diverso da quello umido e vitale di Cath. I suoi messaggi sono balsamo per le mie ferite. Desiderio di riscatto. Se potessi immaginarmi ora mi vedrei vestita di azzurro al galoppo su un cavallo bianco. Amarla è stato un puro atto vandalico che si è trasformato in una catarsi dei sensi. Da sola mi lapido con le più convincenti filippiche. 'PLING'


La distorsione della percezione sensoriale mi avvisa che sono  sulla soglia del sonno. Svuotata e serena. 



venerdì 2 gennaio 2015

Semina vento e cavalca la tempesta

 Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare

La forza ingovernabile  degli eventi può ridurre in brandelli anche la più forte delle navi. Il più potente dei vascelli. La tentazione potrebbe essere quella di opporsi a tale violenza cercando di placarla con un atto brutale di resistenza. Eppure esiste un sistema molto più semplice ed efficacie per sfruttare tanta energia: incanalarla a proprio favore. Spiegare le vele e lasciare che sia il nostro avversario ad esaurirsi conducendoci dove noi vogliamo. Se lui semina vento noi cavalcheremo la tempesta.