domenica 1 marzo 2015

Shake it Up

La festa è appena cominciata ed io non sono il tipo da abbandonare il campo così presto, eppure ci sono priorità che nemmeno una botta di dexepam riesce a farmi dimenticare. Troppa poca eleganza a troppo silicone tra gli invitati. Ho bisogno di respirare aria liquida, fuoco asciutto.
Mi spiace solo per la musica che non è niente male, ma ho intenzione di ascoltare un'altro genere di melodia stasera.
"Miss Clarke: spettacolo davvero emozionante"
Un tizio che ricordo vagamente mi omaggia ringraziandomi per il concerto tenuto la settimana prima per il compleanno della terza moglie, o la quarta non ricordo. Non ho voglia di rispondergli, non saprei nemmeno cosa dire, le parole non mi vengono e concilio inchinandomi per nascondere il volto inespressivo, funziona sempre.
Infilo il cappotto con la consapevolezza che a breve lo dovrò levare di nuovo, è una sensazione esaltante.
Ci sono un paio di isolati per arrivare a casa di Gray, li percorro a piedi schivando le pozzanghere. La giacca di agnello diventa pesante, satura di umidità e del calore del mio corpo pieno di anfetamina.
Non sono dipendente, poso smettere quando voglio, il fatto è che non voglio. Tutto sommato sono stata giudiziosa, se fossi rimasta non avrei fatto altro che bere fino a ingripparmi il cervello. Quando hai il cervello ingrippato diventa difficile fare delle righe dritte. Ti ci puoi pure mettere d'impegno ma il risultato fa sempre cagare. Mi passa pure la voglia di farmi di Blast.
La mia faccia è come un passaporto, il custode mi fa salire sbirciandomi il culo ma almeno non fa domande.
Sono le poche decine di metri che mi separano dalla porta di Gray che mi mettono in difficoltà, brucio la distanza con le ginocchia molli sperando di trovarlo in casa, desiderando di trovarlo in casa, cazzo se non mi rispondesse potrei sfondare la porta.
Invece c'è, mi apre. E chissà come invece di guardargli gli occhi che sono perdutamente ipnotici gli fisso il torace, ho un dialogo di qualche secondo con i suoi pettorali prima di infilarmi in casa.

E poi è un po come ballare senza andare a tempo, parli ma sai che non ce ne sarebbe bisogno.

 "Come stai?"
"Il lavoro?"


Sto, che vorrei che questi abiti fossero più facili da levare. Ma tanto ci pensi tu. Il ballo diventa più coordinato quando decidiamo di collaborare mettendo da parte i discorsi inutili.
E' un gioco di strategia dove i tasselli vanno al loro posto solo dopo aver stabilito che le regole non valgono.
E' la sua virilità da maschio dominante a farmi piegare. perchè generalmente non mi inclino, ma con lui capita.

E' il mio nirvana, quando entra dentro di me dimentico tutto, anche solo per pochi attimi. Ci usiamo a vicenda con amore immenso. Amore per noi stessi intendo.
L'unico uomo che non desideri possedermi ma solo comprendermi. Un po come un compagno d'armi.
Galleggio in questa stanza con uno strano senso di stordimento. Mi sciolgo tra le sue mani, sulla sua bocca.
L'unica certezza è che ne voglio ancora.





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